Dopo un anno e due settimane dalla mia partenza per la Repubblica Centraficana, mi ritrovo ancora una volta in mezzo a valigie, vestiti estivi e quell’entusiasmo che preannuncia una nuova avventura, seppur diversa ma con una meta in comune: l’Africa.
L’anno scorso, esattamente poche settimane dopo il mio ritorno dal cuore dell’Africa, la Repubblica Centrafricana, proprio quando quel famoso mal d’Africa si prospettava cronico, mi è stato proposto di andare a lavorare in Africa per conto di un’associazione chiamata Pamoya e il Rotary Club di Lovere Iseo Breno che da alcuni anni collaborano per aiutare un ospedale in un piccolo villaggio in Tanzania, il Saint Joseph Hospital di Ikelu.
E così, il 14 Febbraio di quest’anno, mi ritrovo su un aereo ancora una volta diretto verso quella terra rossa nella quale avevo lasciato il cuore. Direzione: Tanzania.
Con me viaggiano Benedetta, infermiera che ha vinto una borsa di studio all’Università di Brescia e che trascorrerà i suoi sette mesi di stage post laurea proprio ad Ikelu e Italo, medico italiano in pensione che ha dedicato la sua vita all’Africa in diversi paesi come l’Uganda, l'Etiopia e il Sud Sudan.
Non appena arriviamo a Dar Es Salaam, l’aria calda e umida che ci dà il benvenuto mi riporta alla mente tanti ricordi e pensieri. A Dar, il giorno dopo, ci raggiunge Patrizia, ostetrica come me che è stata diversi anni in Tanzania, in particolare a Ikelu dove ha lavorato due anni; Patrizia starà con noi due settimane per introdurci a questa nuova realtà e aiutarci a mettere a posto alcune cose burocratiche, come il permesso di lavoro. Italo parte per Mikumi, dove starà qualche giorno prima di raggiungerci ad Ikelu mentre io, Benedetta, Patrizia e Sister Marietta, che ci ha raggiunto da Ikelu, passiamo i primi due giorni in Tanzania a Dar rimbalzando da un ministero all’altro per cominciare a mettere a posto alcuni permessi; per fortuna Patrizia parla perfettamente lo swahili quindi il suo aiuto è davvero prezioso!
L’ultima sera ceniamo sulla spiaggia in riva all’oceano ammirando i primi scorci di cielo stellato nonostante le luci della città e ci godiamo le ultime ore di caldo; infatti a Ikelu, che si trova a circa 1800 metri sul livello del mare, fa piuttosto freddo. Il giorno dopo sveglia alle 4 per la partenza. Alle 6 parte il pullman che ci porterà a destinazione; se tutto va bene, ci aspettano almeno undici ore di viaggio. Tra una dormita e l’altra, il viaggio ci permette di raccogliere ancora una volta i primi frammenti di questo nuova terra; in Tanzania è la stagione delle piogge e questo ci consente di ammirare un paesaggio verde e meraviglioso. Ad un certo punto del viaggio io e Benedetta veniamo distolte dal sonno, e per fortuna!
- Stiamo entrando nel parco! - ci dice Patrizia. - Se state attente potete vedere qualche animale!
Un tratto di strada, infatti, passa addirittura dentro un parco nazionale, il parco del Mikumi. Nonostante la velocità del pullman, di sfuggita riusciamo a scorgere alcune zebre e gazzelle, qualche giraffa e un elefante a pochi metri dalla strada! Ma il pullman sfreccia e non riusciamo a fare neanche una fotografia. Peccato! Avremo modo di ripassarci. In un altro tratto di strada, sul ciglio della strada, ammiriamo anche qualche babbuino.
Verso le 17 arriviamo a Ikelu... finalmente! Veniamo subito accolte dalle suore Benedettine della missione e, sebbene forse è ancora presto per dirlo, in un certo senso mi sento già a casa.
I giorni seguenti veniamo presentate al personale dell’ospedale da Patrizia che ci illustra alcuni particolari del progetto e ci racconta un po’ la storia dell’ospedale. Tra un passaggio di consegne circa il progetto che riguarda l’ospedale di Ikelu e l'altro, Patrizia ci presenta ad alcune missioni intorno a Ikelu, come quella di Ilembula dove incontriamo don Tarcisio, Fausta, Maurizio, la sua famiglia e i ragazzi del servizio civile; quella di Nyololo con Anna, la sua famiglia e i ragazzi del servizio civile e la missione nel villaggio di Mtwango dove conosciamo Sr. Rita, suora siciliana ormai da molti anni in Africa.
Ma i viaggi non sono finiti. Infatti, per questioni burocratiche, io, Benedetta e Patrizia partiamo e andiamo a sud della Tanzania, al confine con il Malawi dove, dopo ore di viaggio alle spalle, sostiamo un giorno a Matema sulle rive del lago Nyasa (anche conosciuto come Lago Malawi). Qui veniamo a conoscenza della missione di Padre Thomas il quale ci ospita in una piccola casetta dalle pareti di canna e il tetto di paglia sulla spiaggia del lago. L’alloggio è semplice ma allo stesso tempo meraviglioso: intorno regna davvero la pace e la sera ci addormentiamo con il rumore delle onde! Lo stare insieme ci consente di condividere esperienze di vita, racconti di Africa, i sogni che ci hanno spinto ad arrivare fin qui e la bellezza che incontriamo ci dona sempre di più la certezza della strada che abbiamo scelto.
L’indomani partiamo; ci aspettano altre ore di viaggio e, siccome siamo nella stagione delle piogge dobbiamo, sbrigarci! Nella strada del ritorno passiamo attraverso un altro parco sulle montagne e qui ci imbattiamo ancora una volta in un paesaggio che ci lascia senza fiato: le montagne sono coperte da un tappeto di vegetazione di un verde che così intenso penso di non averlo visto altrove. Dell’Africa mi ricordavo la terra rossa tipica della stagione secca, ma ancora non l’avevo vista vestita di quel verde caratteristico della stagione delle piogge. Sulla strada passiamo per l’ospedale di Ikonda e la missione di Kipengere di P. Camillo, anche lui da anni in questo continente, dove Patrizia ha vissuto la sua prima esperienza in Africa anni prima. Dormiamo qui una notte per spezzare il viaggio e il giorno dopo, dopo varie avventure tra strade sterrate e non, arriviamo per Ikelu dove ci aspettano Bele e Mauro, due volontari italiani.
Stento a credere che sia già passato un mese dal mio arrivo. Patrizia dopo due settimane è tornata in Italia e io e Benedetta, insieme a Italo che ci ha raggiunto dopo qualche giorno, abbiamo cominciato a conoscere meglio l’ospedale che si trova a due passi da casa. Ho l’occasione di girare un po’ il reparto di maternità, e non solo.
La settimana scorsa io e Benedetta abbiamo cominciato un corso di swahili con un maestro che da Iringa è arrivato qui a Ikelu per farci lezione sei ore al giorno dal lunedì al venerdì, più qualche ora il sabato! La lingua è molto bella, anche se a tratti difficile, ma non vediamo l’ora di impararla.
Avevo concluso il mio scorso blog nel quale raccontavo la mia esperienza a Bozoum in Repubblica Centrafricana dicendo che tra le ricchezze che l’Africa mi aveva donato c’erano tanti sogni che avevano solo bisogno di essere nutriti per crescere. Quale posto migliore per nutrirli e farli crescere se non in questa terra?
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Io, Emi, Gertrud, Kate e Benedetta |
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Saint Joseph Hospital, Ikelu |
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Alba sul Lago Nyasa |
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Colazione nella missione di Padre Thomas sul Lago Nyasa |
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Lago Nyasa (Lago Malawi) |
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Villaggio di Ikombe |
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Centro orfani di Kipengere |
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Giulia e Patrizia |
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Squadra di calcio del personale dell'ospedale di Ikelu... dopo la vittoria! =) |
Brava la mia bambina!
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